Tassa di successione: un paradiso fiscale per tutti?

Chi non ha provato un brivido lungo la schiena pensando alle tasse che vengono pagate in Italia? Quando si è imprenditori o liberi professionisti il brivido, poi,  può trasformarsi facilmente in ansia pura. Eppure lo Stato Italiano può essere considerato, sotto alcun aspetti, un vero e proprio paradiso fiscale almeno rispetto ai principali partner europei  e internazionali. E’ questo il caso dell’imposta sulle successioni e donazioni.

Cosa va a colpire l’imposta sulle successioni sembra abbastanza chiaro, ma vediamo la definizione del D.LGS 346/1990 che recita: L’imposta sulle successioni e donazioni si applica ai trasferimenti di beni e diritti per successione a causa di morte ed ai trasferimenti di beni e diritti per donazione o altra liberalita’ tra vivi. Si tratta quindi di quella tassa che il beneficiario di una eredità si trova a pagare per poter entrare in possesso dei beni lui spettanti del de cuius o di quei beni che una persona cara ancora vivente vuole donargli.

Prima di addentrarci dentro gli aspetti fiscali della successione, facciamo un passo indietro e vediamo la storia di questa imposta.

Le sua origine può essere fatta risalire fin dall’epoca romana con la legge Falcidio del 40 a.C. che introdusse la tassa, occasionalmente, per finanziare le spese belliche e poi definitivamente con l’emanazione della legge vigesima haereditatem del 6 d.C. Andando più avanti nel tempo, vediamo l’introduzione della tassa nel Regno d’Italia nel 1862, altri interventi nel 1923 e nel Regio decreto 434 del 1942 (cd “imposta sul morto”). Venendo ai giorni nostri, la prima disciplina sulle successioni post nascita della Repubblica è solo del 1972 con il Decreto PdR 637. Nel 1991 entra in vigore  il TUSD (Testo Unico sulle Successioni e Donazioni), vale a dire il d.lgs 346/1990 già citato. Successivamente, l’imposta viene abolita con l 383/2001 e reintrodotta nel 2006 con la L. 286/2006. Attualmente, quindi, l’imposta viene disciplinata dal D.lgs 346/1990 integrata dalla L 286/2006.

Cosa prevede la Legge e chi sono i destinatari?

Partiamo da questi ultimi. I destinatari passivi dell’imposta sono : il coniuge e i figli o i genitori (parenti in linea retta), i fratelli, altri parenti entro il IV grado affine in linea retta (nonni, bisnonni, nipoti, pronipoti ) o in linea collaterale fino al II grado (zii, cugini) e infine, un estraneo al nucleo famigliare

Qual è l’imposta che viene pagata? Per i parenti in linea retta si applica l’aliquota del 4% sulla massa ereditaria, per i fratelli/sorelle o altri parenti fino al iv grado affine o III in linea collaterale si applicherà il 6% mentre agli estranei il 8%. Il legislatore ha previsto inoltre delle importati franchigie a favore dei beneficiari, che ne riducono di molto la platea; queste sono pari un milione di euro ad erede in caso di successione in linea retta, 100.000 euro in caso di successione a favore dei fratelli/sorelle e nessuna franchigia negli altri casi. Veda

Si tratta, come si può vedere in Tabella 1, di una imposizione non progressiva (non aumenta con l’aumentare del patrimonio) che prevede delle franchigie elevatissime e aliquote limitate rispetto agli standard europei (vedremo tra poco il confronto). Inoltre, sono previste altre agevolazioni che vanno ad incidere sulla massa patrimoniale caduta in successione e riguardano gli Immobili, i Titoli di Stato e le Aziende di famiglia.

Tab. 1 Aliquote e Franchigie Imposta di Successione

Quali agevolazioni sono previste per la tassa di successione?

Il primo punto di attenzione è riguardo al valore degli immobili. La L.266/2005 sancisce che in presenza di requisiti di natura soggettiva e oggettiva e di alcune condizioni, la base imponibile per l’applicazione delle imposte è costituita dal valore catastale indipendentemente dal corrispettivo pattuito (c.d.”prezzo valore”). Il requisito soggettivo impone che la cessione venga posta in essere nei confronti di persone fisiche  che non agiscono nell’esercizio di attività commerciali, artistiche o professionali. Il requisito oggettivo richiede che la cessione abbia ad oggetto un immobile ad uso residenziale, che venga resa al notaio stipulante l’atto la richiesta di potersi avvalere della determinazione delle imposte di registro e che venga indicato il prezzo pattuito. Come si calcola il valore catastale? Il Valore catastale è calcolato moltiplicando la rendita catastale rivalutata del 5% per il coefficiente catastale ovvero secondo lo schema in Tabella 2.

Oltre all’imposta applicata sul valore catastale, si aggiungono anche le imposte catastale e ipotecaria, pari al 2% e all’1% salvo i casi in cui il beneficiario possa richiedere le agevolazioni prima casa e in questo caso l’importo si riduce a 200,00 euro ciascuna. 

Tab. 2 Calcolo del Valore catastale

Il valore catastale, base imponibile delle imposte, è quindi un valore generalmente molto distante dal valore commerciale dell’immobile, favorendo così una tassazione più bassa ma “prestando” il fianco a una possibile rivalutazione delle rendite castali al valore commerciale. In questo senso va già la riforma del Catasto approvata dal governo Draghi che troverà applicazione solo dal 1 gennaio 2026, seppur senza incidere sulla fiscalità dei trasferimenti

Altro fattore che riduce la massa ereditaria è il trattamento dei Titoli di Stato, i quali non concorrono a formare attivo ereditario in successione, non consumando quindi franchigia e risultando esenti anche da imposta di successione. Nei Titoli di Stato eleggibili rientrano i titoli di debito di Paesi Ue o appartenenti allo spazio economico europeo oppure di Enti sovranazionali quali ad esempio le BEI, la World Bank, ecc. Gli altri titoli di Stato, come ad esempio i titoli USA, invece scontano l’imposta di successione.

Per ciò che riguarda il passaggio generazionale delle aziende, il Legislatore ha previsto anche in questo caso delle agevolazioni a favore dei beneficiari. Premettiamo che la base imponibile su cui calcolare l’aliquota è data dal valore del patrimonio netto contabile risultante dall’ultimo bilancio depositato e non comprende altri fattori come, ad esempio, l’avviamento. L’agevolazione è descritta nell’art 3 del TUS (Testo Unico Successioni) il quale dispone che i trasferimenti effettuati anche tramite patti di famiglia a favore di discendenti e coniugi di: aziende,  rami di esse, di quote sociali o azioni non sono soggetti ad imposta. Tale beneficio spetta esclusivamente in caso di prosecuzione dell’esercizio per almeno 5 anni, per le società di persone, e rilascio di apposita dichiarazione in tal senso. Per le società di capitali, oltre al requisito appena descritto, la Legge dispone che gli aventi diritto acquisiscano la maggioranza anche il controllo della società, intesa come il 50,01% delle quote o dei diritti di voto in assemblea.

Il confronto con gli altri paesi

Andiamo ora a vedere i regimi fiscali presenti nei principali paesi europei e internazionali per capire meglio la portata di ciò che finora si è espresso. Per fare questo evidenzieremo in primo luogo le aliquote e le franchigie applicate, dopodichè vedremo il confronto tra il gettito fiscale in relazione al PIL prodotto dall’Italia rispetto ai principali Paesi Europei: 

Come si può facilmente vedere dalla tabelle, il nostro Paese rappresenta un’eccezione nel panorama Internazionale con aliquote tra le più basse d’Europa. Per ciò che riguarda i parenti più diretti, sebbene le aliquote siano più vicine a quelle applicate dai partner europei, l’Italia gode di una franchigia decisamente elevata. Man mano che si arriva ai parenti meno diretti, la differenza tra le aliquote applicate si allarga. Di fronte ad un 6% applicato nel nostro paese a parenti quali zii, nipoti e cugini, troviamo percentuali che arrivano e molto spesso superano il 50%. Ricordiamo anche che per soggetti beneficiari portatori di handicap la franchigia si innalza ad 1,5 milione di euro, a prescindere dal grado di parentela.

Vediamo quindi che effetto ha un livello di tassazione così agevolato per i conti pubblici. Come mostrato in tabella, il gettito fiscale in Italia per l’imposta di successione è pari a 820 Milioni di Euro, con appena un incidenza dello 0,05% sul PIL. Notiamo come in paesi quali la Francia e la Germania il gettito fiscale sia pari a, rispettivamente, 17 volte e 8 volte quello italiano, con la Francia che presenta un incidenza rispetto al PIL 12 volte quella italiana. Anche in paesi più vicini all’Italia, quale la Spagna, il gettito fiscale è quasi tre volte quello italiano e addirittura 4 volte in rapporto al PIL.

Quali sono le criticità su cui riflettere

Avere previsto una tassazione così limitata sulle successioni, se da un lato può rappresentare una buona notizia per il contribuente italiano, dall’altra parte rappresenta un vero e proprio “tesoretto” per i futuri governi della Repubblica che potrebbero essere tentati dal metterci mano per ridurre il debito pubblico. Rappresenterebbe certo una mossa politicamente scomoda ma dalle discrete potenzialità per quanto riguarda l’aumento delle entrate dello Stato. Non stupisce quindi che in questa direzione sia già stata avanzata nel passato la proposta di riforma 2830 risalente al Gennaio 2015, la quale prevedeva la riduzione della franchigia in favore del coniuge e parenti in linea retta e un aumento  delle aliquote da un minimo di 7% fino al 15% per patrimoni inferiori a 5 Milioni di euro e dal 21% al 45% per patrimoni superiori a tale soglia. Inoltre, la proposta prevedeva anche l’armonizzazione sul trattamento dei Titoli di Stato, che sarebbero entrati a far parte dell’asse ereditario. Nella stessa direzione andava la proposta della Commissione Europea del 2014, la quale auspicava un passaggio della tassazione dal reddito e dal capitale verso il patrimonio, con particolare attenzione all’ampliamento della base imponibile per quanto riguarda gli immobili.

Ad ogni modo, per bassa che sia la tassazione rispetto agli altri paesi europei ed extra europei, l’imposta sulle successioni oggi in Italia ha la sua platea di soggetti interessati al pagamento delle imposte. Quando è bene porre particolarmente attenzione? Sicuramente è bene porre attenzione e iniziare a pianificare per tempo nei casi di grandi patrimoni che superano le franchigie previste e nei casi in cui la successione non avviene in linea retta a favore del coniuge o dei figli, ma piuttosto quando l’asse ereditario diventa più “lontano” come ad esempio tra zii senza figli e i  propri nipoti, o addirittura  quando il beneficiario sia un soggetto estraneo alla famiglia. Si pensi ad esempio al caso di una persona senza figli, ma con nipoti, che voglia destinare il suo patrimonio al proprio compagno/a senza essere sposato. Si delinea e si incrocia quindi sia il tema di affrontare una imposta di successione che in alcuni casi può mettere in difficoltà chi riceve il beneficio dell’eredità, specialmente nei casi di soggetti più deboli, sia quello di pianificazione la destinazione del nostro patrimonio secondo i nostri desiderata  e non soltanto secondo le prescrizioni di legge.

Il ruolo della consulenza e degli strumenti assicurativi

Evidenziato quindi il ruolo della pianificazione patrimoniale per quanto riguarda la destinazione del proprio patrimonio, vediamo quali sono gli strumenti che possono essere utilizzati per ottimizzare la pianificazione e il risparmio fiscale. Di grande rilevanza, anche per la semplicità di esecuzione, sono gli strumenti assicurativi e previdenziali per i motivi che vedremo di seguito. Esistono poi altre istituzioni giuridiche quali il Trust, l’intestazione fiduciaria, la società semplice, il fondo patrimoniale e il vincolo di destinazione che meriterebbero singolarmente un approfondimento, ma in questa sede ci concentreremo sugli strumenti assicurativi poichè più pertinenti all’argomento trattato.

Ho già affrontato in un altro articolo nel dettaglio i vantaggi, fiscali e non, degli strumenti finanziari assicurativi e il loro utilizzo in ambito di pianificazione. Per ciò che riguarda l’argomento di cui stiamo trattando, dobbiamo assolutamente sottolineare il fatto che il Legislatore prevede ulteriori agevolazioni per le cosiddette indennità “iure proprio” cioè quei diritti che vengono acquistati a seguito della morte di una persona, ma non per effetto della successione alla medesima. tra queste ricadono: l’indennità TFR, i diritti d’autore, i ratei di pensione o stipendi pubblici, la buonuscita e, naturalmente le assicurazioni previdenziali obbligatorie e le assicurazioni stipulate dal defunto. Pertanto, stipulare un contratto assicurativo ha l’enorme vantaggio, oltre che di designazione del beneficiario, anche di non ricadere nell’asse ereditario, e quindi di non pagare imposta e non consumare franchigia.

Facciamo alcuni esempi

Vittorino è un imprenditore ormai 80enne che possiede un ingente patrimonio immobiliare per un valore complessivo di 1.000.000 € (a valore catastale), quote di maggioranza di una Srl il cui patrimonio netto ammonta ad altri 1.000.000 € e strumenti finanziari per 2.000.000 €. L’imprenditore non ha figli ma ha un nipote, Fortunato, (figlio della sorella) cui vorrebbe lasciare tutto in eredità con testamento. Quanto dovrebbe pagare il nipote di imposta di successione? Innanzitutto egli non si potrà avvalere della agevolazione prevista per le aziende perchè, pur mantenendo il controllo di una società di capitali il nipote non è in linea retta di successione. Pertanto verrà applicata l’aliquota del 6% a tutto il patrimonio senza alcuna franchigia. Pagherà quindi 6% x 4.000.000 = 240.000 €. Se invece gli strumenti finanziari fossero composti esclusivamente da una polizza vita a favore del nipote le imposte ammonteranno a 6% x 2.000.000 = 120.000 €

Valente è un ottimo manager di azienda artefice di una brillante carriera. Non ha figli ma ha tre fratelli. Il suo lavoro gli ha permesso di acquistare due abitazioni. Le rendite catastali sono di 1.350 € per l’abitazione principale e 1.050 € per la seconda. Purtroppo viene improvvisamente a mancare in assenza di testamento. Quali imposte pagano i beneficiari? Calcoliamo il valore catastale della prima casa: 1.350 x 126 = 170.100 € e per la seconda 1.000 € x 126= 126.000 per un totale di 296.100 €. Essendo tre i fratelli beneficiari, essi si troveranno a usufruire della franchigia prevista per legge e pertanto non dovranno alcuna imposta di successione. Ma Valente possedeva anche un patrimonio finanziario di 500.00 €. Ecco che allora l’imposta che i tre fratelli si troveranno a pagare è pari a 6% x (296.100 + 500.000 -300.000) = 29.766 €. Se gli strumenti finanziari consistessero in una polizza finanziaria a favore dei beneficiari legittimi, questi ultimi non pagherebbero imposta.

Amanda ha ricevuto in eredità dai genitori un importante patrimonio immobiliare e finanziario, ammontanti a 300.000 € a valore catastale per gli immobili e 800.000 € di strumenti finanziari. Ha una sorella coerede del patrimonio con la quale ha troncato tutti i rapporti per una serie di incomprensioni circa l’assistenza prestata agli anziani genitori. Non è sposata nè ha figli, ma da poco convive con l’uomo della sua vita con il quale progetta di costruire una vita insieme. Purtroppo viene a mancare per una malattia improvvisa. A chi spetta l’eredità e quanto paga il beneficiario? In assenza di testamento, tutta l’eredità va alla sorella “odiata”, che pagherà un’imposizione fiscale del 6% al netto di franchigia, vale a dire: 6% x (300.000 + 800.000 – 100.000) = 60.000 € mentre al compagno convivente non spetterebbe nulla. Se Amanda avesse sottoscritto una polizza a favore del suo compagno per 800.000 € e avesse redatto testamento eleggendolo unico erede, questi non solo sarebbe entrato in possesso del suo patrimonio, ma avrebbe pagato un’imposizione pari a 8% x 300.000 =  24.000 €

Conclusioni

Allo stato attuale il nostro Paese presenta delle forti agevolazioni e limitazioni per ciò che riguarda l’imposizione fiscale in ambito successorio, decisamente lontano da quello che altri paesi applicano. Il perdurare dell‘incremento del Debito Pubblico Italiano, esacerbata dalla crisi dovuta alla pandemia da Covid 19 e alla crisi energetica conseguente la crisi Ucraina, ma anche da politiche fiscali accomodanti metteranno sempre più pressione alla stabilità dei conti pubblici e questo potrebbe portare in futuro a rivedere le norme che regolano la successione in modo da aumentare il gettito fiscale. Ad ogni modo oggi la tassazione riguarda principalmente i grandi patrimoni e gli assi ereditari meno diretti, cioè quando i beneficiari diventano più lontani come grado di parentela, oppure le situazioni famigliari più complesse, quando si vuole proteggere alcuni soggetti piuttosto che altri, definiti per legge. Sono queste le persone che dovrebbero, per tempo, predisporre un piano per la successione, avvalendosi di strumenti finanziari adatti a proteggere il patrimonio e la sua destinazione, sia a consentire un risparmio fiscale.

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