In questo articolo si parlerà di previdenza complementare e, in particolare, sui vantaggi per l’azienda di trasferire il TFR ai fondi pensione.
Vantaggi che si concretizzano sia nel benessere e senso di fidelizzazione della forza lavoro sia, concretamente, in una serie di vantaggi fiscali. Tramite degli esempi, si vedrà l’effetto di detti vantaggi fiscali sul bilancio dell’azienda. Successivamente, si affronteranno le critiche maggiormente rivolte alle soluzioni di previdenza complementare e loro soluzioni.
La previdenza complementare
La previdenza complementare viene introdotto per la prima volta in Italia dal D.Lgs 124 del 1993. Successivamente numerose riforme hanno modificato il primo impianto normativo, fino ad arrivare al D.Lgs 252/2005, che disciplina le forme di previdenza complementare in Italia e la legge finanziaria 296 del 2006.
Per poter affrontare i vantaggi fiscali per l’azienda, occorre preliminarmente analizzare la dimensione della stessa, distinguendo tra società con meno di 50 addetti alla data del 01.01.2007 e con più di 50 addetti. La dimensionalità dell’azienda incide sulle scelte a disposizione del lavoratore circa la destinazione del proprio TFR e di conseguenza sull’organizzazione della società. Inoltre, incide anche sulla deducibilità dei contributi versati alla previdenza complementare, andando a favorire le società più piccole che avranno più riluttanza ad adottare soluzioni complementari.
Se pensiamo che nel 2020 l’ISTAT ha stimato che dei 4,4 milioni di imprese attive in Italia ben 4,2 milioni di imprese registravano meno di 50 addetti e che del totale di 17 milioni di lavoratori, quasi 7,5 milioni, vale a dire circa il 64%, erano assunti da imprese con meno di 50 dipendenti, capiamo facilmente che è necessaria una importante sensibilizzazione dei dipendenti e delle aziende sui vantaggi della previdenza complementare.
I 4 Vantaggi fiscali
I numerosi vantaggi fiscali per quei lavoratori e imprese che decidono di aderire a fondi di previdenza complementare sono trattati dal D.Lgs 252/2005. In particolare l’art. 10 ha introdotto misure di compensazione a favore delle imprese che rinunciano al TFR quale forma di finanziamento del circolante e trasferiscono il TFR maturando a forme di previdenza complementare.
Primo Vantaggio
Il primo vantaggio è rappresentato dalla deducibilità del 4% (o 6% per le imprese con meno di 50 dipendenti) del monte TFR trasferito a fondi pensione. L’importo dedotto è quindi proporzionale alla somma delle aliquote IRES (24%) e IRAP sul reddito di impresa.
Secondo Vantaggio
Il secondo vantaggio è l’esenzione dal versamento al fondo di garanzia INPS, pari allo 0,2% del monte retributivo relativo al TFR trasferito alla previdenza complementare.
Terzo Vantaggio
Il terzo Vantaggio consta nella riduzione dei cosiddetti “oneri impropri” vale a dire contributi versati dai datori di lavoro relativi al coto per il personale che gravano per lo 0,28% del monte retributivo relativo alla parte di TFR conferita
Quarto Vantaggio
Il quarto vantaggio è l’esonero della rivalutazione del TFR. Questo è infatti rivalutabile ai sensi di legge per un coefficiente pari ad almeno l’1,50% cui si aggiunge il 75% dell’aumento dell’indice FOI, che misura l’inflazione.
Un ulteriore vantaggio fiscale è previsto per quelle aziende che versano contributi volontari a favore dei lavoratori. Su questi, infatti, le aziende sono tenute a versare solo il contributo di solidarietà (pari al 10%) anzichè gli oneri previdenziali ordinari (pari al 23,81%).
Facciamo un esempio
Per cogliere la dimensione dell’importanza dei vantaggi fiscali fin qui discussi, vediamo un esempio. Ipotizziamo che l’azienda XYZ, fondata nel 2011, abbia 40 dipendenti, un monte stipendi di 800.000 € e sia soggetta ad IRAP al 4,82%. Per semplicità si immagina che dipendenti e retribuzioni siano sempre stati costanti. Come si sarebbe evoluto il debito TFR mantenuto in Azienda?
Come si può notare dalla tabella, alle predette condizioni l’Azienda si troverebbe nel 2022 ad avere accumulato un debito verso i propri dipendenti di quasi 800.000 €. Ciò che appare evidente è come la rivalutazione che l’azienda abbia dovuto accantonare solo per tenere al passo dell’inflazione tutto il TFR, è cresciuta esponenzialmente nel corso degli anni 2021 e 2022. Anni in cui si è assistito ad una crescita dei prezzi forse senza precedenti.
Basti pensare che nel solo anno 2022 si è assistito ad una rivalutazione pari quasi a tutte le rivalutazioni effettuate negli anni 2011-2021 !
La soluzione per l'Azienda
Ipotizziamo che nel 2022 l’azienda sia stata in grado di trasferire alla previdenza complementare tutto il TFR maturando dei propri dipendenti, pur mantenendo in azienda tutto il debito TFR accumulato. Come si nota dalla Tabella, l’azienda avrebbe conseguito un risparmio fiscale di circa 10.000 € per effetto delle deduzioni, dei minori oneri per il personale e per la mancata rivalutazione. Questo equivale a circa il 20% del flusso TFR.
Vediamo che effetto avrebbe sul bilancio dell’Azienda se questa avesse potuto traferire tutto il TFR maturato fino al 2021 a forme di previdenza complementare.
Come si vede, il risparmio dell’azienda arriverebbe a toccare i 65.000 € per effetto della mancata rivalutazione dello stock TFR pregresso nel corso del 2022.
Le criticità
La criticità mossa maggiormente ai sistemi di previdenza complementare per le aziende è la funzione del TFR come fonte di finanziamento del capitale circolante. Con lo spostamento dell’accantonamento di fine rapporto verso fondi di previdenza complementare, l’azienda si troverebbe materialmente a confrontarsi con uscite di cassa, diminuendo così il cash flow. Viceversa, mantenendo il TFR in bilancio non ci sarebbe esborso materiale se non nel momento della richiesta di prestazione dei lavoratori.
Consideriamo allora il maggior costo che l’impresa sosterrebbe per “sostituire” la fonte di finanziamento TFR con un credito bancario rotativo o a breve termine. Per capire la convenienza prendiamo in considerazione il costo medio di una nuova operazione di finanziamento alle imprese così come riportato nel rapporto ABI. A giugno 2023 il costo medio del finanziamento alle imprese è del 4,86%, in aumento dal 1,44% di Giugno 2022 per effetto della politica monetaria. Si tratta di un costo più che accettabile se paragonato al costo di rivalutare il TFR all’inflazione!
Altri vantaggi
Oltre alle considerazioni fin qui fatte, c’è da considerare anche il vantaggio che adottare forme di previdenza complementare porta anche benefici ai propri dipendenti, sia sotto forma di risparmio fiscale, si di maggiore elasticità nella gestione del proprio montante pensionistico, sia nella sicurezza del capitale. Dal lato dell’azienda è questo anche un modo per trattenere presso di sè il personale maggiormente qualificato ed attrarre nuovi talenti dalla concorrenza.
In secondo luogo, adottare forme di previdenza complementare in azienda libera la stessa dalla burocrazia della gestione di tutto quello che gira intorno al TFR quali anticipazioni, riscatti, prestazioni, ecc demandando il tutto alla gestione del fondo di previdenza.
Ultima considerazione da fare in argomento è che se l’azienda in un dato momento dovesse far fronte a diverse richieste di liquidazioni e/o anticipazioni e non avesse regolarmente accantonato il TFR pregresso, si troverebbe in ogni caso o a rinunciare ad investimenti già programmati oppure a dover ricorrere al credito bancario, affrontando però l’istruttoria creditizia con un debito molto più alto, che inciderebbe sul rating facendo salire il costo del finanziamento.
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Conclusioni
Abbiamo visto quali sono le aziende maggiormente interessate al discorso della previdenza complementare, analizzato i 4 vantaggi fiscali per i quali un’azienda dovrebbe pensare di dotarsi di un fondo di previdenza complementare, trasferendovi il TFR maturando dei propri dipendenti o anche il pregresso e quantificato con esempi quanto il risparmio possa essere importante, soprattutto alla luce di un’inflazione che torna ad essere considerevole. Infine si sono considerate le criticità che le piccole aziende possono affrontare e le soluzioni percorribili e i vantaggi per i dipendenti.
In conclusione, adottare la previdenza complementare in azienda è una soluzione che vede due vincitori: l’imprenditore, per il risparmio di costi e l’attrattività verso nuovi talenti, e il dipendente che vede un imponente risparmio fiscale e una maggiore attenzione al suo futuro pensionistico.