Si è discusso in un altro articolo dei vantaggi offerti dalle polizze assicurative, importanti strumenti per la gestione del rischio patrimoniale e portatori di numerosi vantaggi fiscali. In questo articolo si parlerà di un particolare tipo di prodotto assicurativo, i suoi vantaggi e i suoi punti deboli e il suo utilizzo nella gestione del patrimonio.
Cosa è una gestione separata
La Gestione Separata è una gestione finanziaria tipica dei prodotti assicurativi che afferiscono generalmente alla sfera delle polizze Vita Rivalutabili tradizionali, vale a dire quelle polizze che rientrano nel Ramo I, ma che spesso vengono associate anche a prodotti Unit per formare soluzioni “Multiramo”. La Gestione Separata costituisce appunto un patrimonio a se stante, separato, dal resto degli asset della Compagnia, ciò sta a a significare che i capitali che vengono investiti avranno sempre vita separata da qualunque vicenda che attraverserà la Compagnia che li ha proposti e potranno essere incassati esclusivamente dagli aventi diritto, cioè dalle stesse persone che hanno sottoscritto i prodotti.
Oltre a questo indiscutibile vantaggio dal punto di vista della sicurezza del patrimonio investito, si affiancano diversi vantaggi fiscali e contabili. Primo fra tutti il fatto che gli attivi a reddito fisso che compongono il patrimonio della Gestione Separata vengono contabilizzati sempre al loro costo storico e pertanto sono avulsi dall’andamento del mercato finanziario non dovendo rivalutare gli asset al mark to market, almeno fino al momento in cui tali asset non escono dal bilancio, cioè fino al momento in cui essi vengono ceduti. Questo fa si che le Gestioni Separate riescano ad offrire stabilmente nel tempo dei rendimenti agli investitori, seppur inevitabilmente influenzati dai rendimenti dei titoli a reddito fisso.

La tassazione delle gestioni separate
Come ogni prodotto assicurativo, anche le Gestioni Separate godono della posticipazione della tassazione sui rendimenti che avviene solamente al momento del riscatto della polizza oppure di attivazione del sinistro (ad esempio per decesso dell’assicurato). Ulteriore agevolazione tipica della gestioni separata è l’esenzione dell’applicazione dell’imposta di bollo, pari al 2 per mille annuale del controvalore dello strumento finanziario.
Essendo composte, si vedrà più avanti, principalmente da strumenti a reddito fisso, tipicamente obbligazioni di Stato, la tassazione sul rendimento delle Gestioni Separate sarà funzione della composizione della stessa. Titoli di Stato Italiani ed internazionali di Paesi in White List scontano infatti un’aliquota del 12,5% rispetto all’aliquota del 26% sugli altri strumenti finanziari. Pertanto, una Gestione Separata che avrà una composizione pari al 70% dei propri attivi in titoli di Stato tasserà i propri rendimenti applicando a tale porzione il 12,5% e alla restante parte il 26%.
Nel tempo le aliquote sono cambiate secondo lo schema che segue, pertanto nel calcolo della tassazione, verrà tenuto conto ogni anno del rendimento ottenuto nell’anno corrente e la composizione, per assegnare ai propri attivi la giusta aliquota.
Quando usare la gestione separata?
Come qualsiasi strumento finanziario e/o assicurativo, la bontà o meno nell’utilizzo dipende dagli obiettivi di investimento e di propensione al rischio che ciascun investitore si aspetta quando decide di investire il proprio denaro.
Un investimento in polizze Rivalutabili con sottostante una Gestione Separata ha evidentemente il grande vantaggio di non essere sottoposto ad oscillazioni di valore dovute a momenti di mercato sfavorevoli, per i motivi sin qui esposti. Pertanto tale investimento potrebbe trovare interesse nelle persone più avanti con l’età, con orizzonti temporali ristretti oppure in persone che hanno una bassissima propensione al rischio. Può trovare spazio anche in investitori più evoluti che vogliono dedicare una parte del proprio patrimonio in investimenti a bassissimo rischio e in grado di assicurare almeno la restituzione del capitale.
Spesso viene utilizzata una polizza Rivalutabile da parte delle aziende per gestire la liquidità aziendale in eccesso oppure per “proteggere” il proprio debito TFR. Nel caso delle aziende, mentre può essere discutibile il ricorso a polizze di Ramo I per la gestione della liquidità poichè esso dipende, al pari di ciò che avviene per i privati, dall’orizzonte temporale di investimento e dalla rischiosità che si vuole assumere, meno “difendibile” appare oggi il ricorso a polizze rivalutabili quando l’azienda vuole risolvere il problema della rivalutazione del TFR. Ogni azienda che detenga il TFR in bilancio, infatti, ogni anno deve rivalutare il proprio debito accumulato ad un valore in linea con l’inflazione dell’anno in corso, perciò alcune società hanno pensato di trasferire il proprio debito verso compagnie di assicurazione che garantivano loro un ritorno sul capitale minimo, ma sufficiente per arrivare alla rivalutazione TFR prevista per legge. Questo poteva valere fino al 2021, ma con il prepotente riorno e perdurare dell’inflazione, i rendimenti offerti dalle Gestioni Separate non sono più in grado di ottenere rendimenti in linea con la rivalutazione ex lege. In un altro articolo si è affrontato il tema previdenziale per le aziende.
Per rimanere in ambito previdenziale, molte volte gli investitori, che siano lavoratori dipendenti o autonomi, preferiscono investire il proprio TFR o i propri versamenti volontari in soluzioni assicurative (PIP) con sottostanti Gestioni separate per avere la certezza di avere un ritorno economico più stabile al momento del pensionamento, piuttosto che diversificare il proprio investimento e, in buona sostanza, “rischiare” di più per avere un ritorno maggiore. Anche in questo caso, è bene avere idea del tempo di investimento a nostra disposizione. Per un lavoratore di prima occupazione, ad esempio, che si trova ad aver davanti a sè almeno 35 anni di lavoro, sarebbe impensabile adottare la logica della Gestione Separata per il proprio futuro pensionistico, poichè massimizzerebbe il proprio montante investendo in attivi più rischiosi, almeno per la prima parte della carriera, per poi spostarsi verso attivi più prudenti (la cosiddetta funzione “Life Cycle”). Viceversa, sottoscrivere un prodotto assicurativo di Ramo I per un lavoratore prossimo alla pensione è un ottimo modo per avere ottimizzazione fiscale da un lato per via dei benefici fiscali e certezza di non rischiare il proprio capitale in tempi ridotti.
L’ottica temporale è anche da considerare quando si pensa al futuro dei propri figli. Molto spesso le famiglie accumulano risparmio per poter un giorno soddisfare le esigenze dei propri figli, diventati adulti, per lo studio, per l’abitazione principale, ecc. Anche in questo caso la scelta della soluzione in gestione Separata non sembra essere la più coerente rispetto all’orizzonte temporale di investimento rispetto, per esempio, a soluzioni di Piani di Investimento del Capitale (PAC) anche in comparti azionari. Questo perchè prima che un bambino possa affacciarsi al mondo dello studio universitario o del lavoro, e quindi alla propria indipendenza economica, possono passare 20 anni e più; tempo ampiamente sufficiente per rendere più appetibile il ricorso a soluzioni più aggressive. Altro discorso è invece per i soggetti deboli o sotto tutela: per questi soggetti infatti spesso la soluzione di investire il patrimonio in soluzioni protette è anche la migliore, poichè può avvenire che il reddito derivante da lavoro sia insufficiente o addirittura inesistente, pertanto avere una fonte stabile di patrimonio cui attingere per le varie esigenze della vita può essere molto importante.
Quanto rendono le gestioni separate?
Fin qua si sono visti i vantaggi delle Gestioni Separate, i modi di utilizzo, la tassazione e la composizione. Ma quali sono i rendimenti? Per rispondere alla domanda, occorre far riferimento al bollettino statistico annuale emesso dall’IVASS, i cui dati sono raccolti nella seguente Tabella:
Come è facile apprezzare, i rendimenti lordi conseguiti dalle Gestioni Separate si sono andati assottigliando dal 2017 ad oggi per effetto dei bassi tassi di rendimento offerti dagli attivi a reddito fisso, in particolare dai titoli di Stato, pur rimanendo superiori al tasso di inflazione e al rendimento del BTP con scadenza decennale. Tale tendenza sarà naturalmente sconvolta da quanto accaduto nel corso del 2022, con tassi di rendimento nominali delle obbligazioni saliti a livelli eccezionali e che porterà i rendimenti conseguiti dalle Gestioni ad adeguarsi, nel tempo, alla nuova normalità
Per quello che riguarda invece la composizione degli attivi, si può vedere che la quota di BTP presenti nelle Gestioni Separate Italiane si è andata affievolendo dal 55% del 2013 fino ad arrivare a un intorno del 37% del 2021. Tale diminuzione ha favorito i titoli di Stato UE, arrivati al 17% degli attivi, ma soprattutto degli OICR, vale a dire quote di fondi comuni di investimento, passati da appena il 5% nel 2011 a circa il 16% nel 2021. Meno evidente la variazione per i titoli Corporate pari al 25% degli attivi nell’ultimo anno.
Tale variazioni di composizione delle Gestioni Separate è in gran parte dovuto ai bassi tassi di rendimento offerti dai Titoli di stato, che ha spinto le compagnie a ricercare rendimento in altre asset class, anche più rischiose e meno agevolate dal punto di vista fiscale.
Anche in questo caso, il 2022 segnerà un anno spartiacque, poichè tante Compagnie assicuratrice cercheranno di raccogliere capitali per impiegarli nuovamente in Titoli di Stato, che offrono allo stato attuale rendimenti positivi a basso rischio.
A cosa bisogna stare attenti?
Oltre al rendimento offerto, naturalmente come per ogni altro strumento finanziario, dobbiamo considerare altri aspetti, come ad esempio i costi. Nel caso delle Gestioni Separate, il rendimento conseguito dal capitale separato evidenziato dalla tabella sopra, è il rendimento Lordo. A tale performance, va sottratto il rendimento che la Compagnia trattiene come proprio utile per ricavare il rendimento che viene offerto all’investitore. Spesso, tale costo è più determinante che non la performance conseguita dalla Gestione.
A quanto ammonta tale costo trattenuto? Anche in questo caso dobbiamo far riferimento al bollettino statistico dell’IVASS, i cui risultati sono raccolti in Tabella.
Un altro aspetto da considerare sempre relativamente all’aspetto commissionale, sono i costi di sottoscrizione. Anche se generalmente tali commissioni stanno man mano diminuendo, non è raro trovare Gestioni Separate che presentino dei costi di entrata, e ciò vale specialmente quando si tratta di accumulo del capitale graduale o di prodotti di previdenza complementare, in cui tale costo può anche arrivare a superare il 4% per ogni versamento. Alla luce di quanto esposto circa i rendimenti riconosciuti al cliente si pensi quanto possa incidere su una gestione separata anche dover sopportare un costo di entrata così elevato.
Ultimo aspetto per ciò che riguarda il costo, sono i costi di uscita o meglio, il tunnel di costi di uscita. Essendo un patrimonio separato che presenta il grande vantaggio della sicurezza del capitale, di contro le Compagnie tendono a mettere dei limiti alle uscite anticipate da tali prodotti in primis per poter preservare il rendimento offribile ai clienti. E’ pertanto normale vedere tunnel di uscita anche piuttosto lunghi per tali prodotti.
aAltro aspetto da considerare è il rendimento minimo garantito o il consolidamento delle prestazioni. In passato spesso i prodotti a Gestione Separata potevano offrire un tasso di rendimento minimo garantito, forti dei rendimenti offerti dai Titoli di stato. Quando tale certezza è venuta meno, le Compagnie hanno sempre più rinunciato ad inserire un rendimento minimo, attestandosi nella maggior parte dei casi, ove previsto, a garantire un ritorno minimo dello 0%. Avere un rendimento minimo dello 0% sta a significare che il capitale e i rendimenti conseguiti nel passato vengono di anno in anno consolidati e sono pertanto garantiti.
Su questo aspetto è bene considerare che raramente le Gestioni Separate hanno avuto un rendimento negativo, e ciò è stato evidenziato con i rendimenti medi conseguiti egli anni, pertanto è bene considerare con molta attenzione il rendimento garantito che il prodotto assicurativo offre quando si vuole acquistare una Gestione Separata. Ciò perchè proporre un minimo garantito può essere più un aspetto formale che sostanziale.
Si è detto che le Gestioni Separate non sono soggette al Mark to Market, pertanto come potrebbero riportare delle perdite? Ebbene il meccanismo della contabilizzazione a costo storico vale fino al momento in cui gli asset rimangono investiti, mentre se la Compagnia decidesse di vendere o rimborsare degli asset in minusvalenza, a quel punto la Compagnia si troverebbe a dover contabilizzare la perdita, con conseguente perdita di valore per l’investitore. Naturalmente per andare in difficoltà, i gestori delle Gestioni Separate dovrebbero trovarsi di fronte ad una massiccia richiesta di rimborsi, che li costringerebbe a vendere asset anche in perdita per onorare le richieste e registrare minusvalenze. Solo in questo caso il rendimento offerto dalle Gestioni separate potrebbe risultare anche negativo.
Ultimo aspetto da considerare quando parliamo di Gestioni Separate che offrono alla scadenza la possibilità di ottenere la rendita, sono i costi di conversione in rendita e i coefficienti di conversione.
Conclusioni
Abbiamo visto diversi aspetti di pregio relativamente ad investimenti in Gestioni Separate e diversi aspetti più oscuri. Tra i motivi di pregio è bene ricordare che l’investimento in tali prodotti mira, e il più delle volte riesce, a conservare il capitale offrendo un rendimento minimo ma in linea con l’inflazione storica. Storicamente, il rendimento è molto meno volatile di quello offerto dal decennale Italiano, e pertanto è uno strumento pensato per chi sia particolarmente avverso al rischio o abbia particolari esigenze di protezione del capitale. Dal punto di vista fiscale ci sono le agevolazioni di esenzione dell’imposta di bollo e del differimento dell’imposizione. Di contro, a livelli di inflazione così alti raggiunti nel 2022 e destinati probabilmente a perdurare nel tempo, difficilmente le Gestioni potranno raggiungere livelli di rendimento adeguati, pur conseguendo una rivalutazione minima. Quando si confrontano più prodotti a Gestione separata è bene soffermarsi su tutti i tipi di costo che essi presentano, con particolare attenzione al rendimento trattenuto e ai costi di entrata. Per quanto riguarda i rendimenti storici, rimane più difficile confrontarli tra loro, poichè spesso non è facile riuscire a trovarne traccia sui siti delle Compagnie, sebbene diversi attori Istituzionali presentino in sezioni apposite i diversi rendiconti di periodo, espressione dei rendimenti conseguiti.