l momento migliore per investire è adesso
Se stai cercando la risposta alla domanda delle domande: “Qual è il momento migliore per investire?” Sei nel posto giusto. In questo articolo parliamo del costo dell’inattività mentre si ceca il momento perfetto per iniziare ad investire!
Quando parliamo di strategie patrimoniali, investimenti o pianificazione per il futuro, spesso si tende a rimandare le decisioni più importanti e anche più difficili. Molte volte, forse troppo, ho sentito frasi del tipo: “So che dovrei farlo, ma…” oppure “È tra le cose che mi sono segnato che devo fare, ma…” cui si aggiungono poi diverse motivazioni, giustificazioni, per cui si rimanda.
E da qui è facile cadere nel bias della procrastinazione: in quello stato mentale in cui, pur essendo consapevoli di un’urgenza, non si fissa un termine per decidere di metterci mano. O, al limitte, si opta per la decisione più facile e senza fatica per “mettere a tacere” la propria coscienza ma che può rivelarsi ugualmente inefficiente.
Per chi ha tra i 45 e i 55 anni, ogni anno che passa senza una direzione chiara può costare caro — in termini di rendimento, opportunità fiscali mancate, o semplicemente serenità.
Ecco alcuni casi ed esempi pratici di quanto può costare l’inazione.
Il momento migliore per piantare un albero era 20 anni fa. Il secondo momento migliore è oggi.
Proverbio cinese
Il costo dell'inflazione
La convinzione più difficile da scardinare nel pensiero di una persona è spesso legata all’abitudine. Gli italiani, storicamente un popolo di risparmiatori, tendono a confondere il concetto di risparmio con l’accumulo di denaro su conti correnti o strumenti simili, anche quando questi non offrono alcuna o pochissima remunerazione.
Tuttavia, questo comportamento si rivela profondamente controproducente a causa dell’effetto erosivo dell’inflazione.
Facciamo un esempio concreto: immaginiamo un patrimonio di 100.000 euro lasciato fermo su un conto corrente per 20 anni.
Anche considerando lunghi periodi in cui l’inflazione è stata relativamente bassa nell’ultimo ventennio, il valore reale di quella somma si sarebbe ridotto di circa 32.000 euro, cioè del 32%.
È come dire che, se nel 2005 con 10 euro potevamo ordinare una pizza margherita, nel 2025 con gli stessi 10 euro potremmo permettercene poco più di due terzi!
Rinviare la costruzione del capitale per i figli
La nascita di un figlio è sempre un evento felice, che porta amore, gioia e soddisfazione all’interno di una famiglia.
Spesso, insieme a questi sentimenti, emergono anche propositi importanti e costruttivi:
“Dobbiamo pensare al suo futuro, appena ci sistemiamo ci mettiamo mano…” oppure “La prima cosa che facciamo, una volta tornati a casa, è creare un fondo per lui e per le sue spese quando sarà grande…”
Sono frasi che sento dire spesso dai neogenitori.
Tuttavia, queste intenzioni finiscono spesso per perdersi nella routine frenetica della quotidianità, nella mancanza di un adeguato supporto o nella totale assenza di una vera pianificazione.
Eppure, proprio una giovane famiglia dovrebbe avere una marcia in più nell’attenzione al futuro dei figli e iniziare fin da subito a pianificare.
Proviamo a immaginare due coppie di genitori, entrambe con il primo figlio nato nell’agosto del 2004.
Entrambe manifestano il desiderio di creare un fondo per il bambino, ma solo una delle due coppie passa all’azione, iniziando a versare 150 dollari al mese (l’equivalente di 5 dollari al giorno) in un investimento sull’indice MSCI World fino ad oggi, Maggio 2025.

La prima coppia ha lasciato i buoni propositi nel cassetto, sopraffatti dalla quotidianità, dalla mancanza di tempo, dalla routine quotidiana e dalla mancanza di una guida finanziaria. Perciò i loro 150 dollari mensili, equivalenti a 37.000 dollari totali, sono rimasti sul conto corrente.

La seconda coppia si è messa all’opera sin da subito e grazie ad una guida finanziaria ha acceso un piano per il futuro del figlio.
Al termine del piano, i due genitori si ritrovano con un capitale di circa 88.000 dollari. Quasi due volte e mezza in più della prima coppia!
Elaborazione su dati mensili MSCI World in $ periodo 01/08/2004 – 01/06/2025 al lordo di effetti fiscali
Rimandare la costruzione della previdenza
Quando si parla di previdenza, soprattutto tra persone tra i 40 e i 55 anni, la risposta più frequente è:
“Tanto la pensione non la vedrò mai!” o frasi simili.
Paradossalmente, però, il fatto di essere ormai consapevoli che la pensione pubblica non sarà sufficiente non spinge le persone ad attivarsi per migliorare la propria situazione futura. Al contrario, questa consapevolezza diventa spesso un pretesto per rimandare tutto a un momento ipotetico, più favorevole.
Per capire quanto il fattore tempo sia determinante, immaginiamo quattro lavoratori: John, Paul, George e Ringo, assunti lo stesso giorno nella stessa azienda. I quattro seguiranno lo stesso identico percorso professionale e percepiranno quindi lo stesso stipendio.
Supponiamo che la retribuzione media iniziale sia di 2.000 euro al mese e che cresca costantemente ogni anno.

John, appena assunto all’età di 24 anni, decide di destinare il 5% dello stipendio a un fondo pensione che rende (ipotesi) il 4% annuo.

Paul imiterà John sei anni dopo, all’età di 30 anni, versano il 5% del suo stipendio nello stesso fondo pensione del collega

George la prenderà più comoda e rimanderà l’adesione al fondo pensione solamente compiuti i 40 anni versando il suo 5%

Ringo si ricorderà all’ultimo della pensione e solo a 50 anni inizia a versare nello stesso fondo pensione degli altri il suo 5% annuo di stipendio
Scopriamo quale sarà il capitale alla pensione dei tre colleghi:

John
200.000 €
Versamento mensile medio 180 €

Paul
170.000 €

George
107.000 €

Ringo
43.000 €
È evidente la differenza tra John e Ringo, ma è altrettanto significativo notare che anche solo 6 anni di ritardo costano a Paul ben 30.000 euro in meno rispetto a John!
A questo punto ci chiediamo: cosa dovrebbero fare al momento in cui iniziano a contribuire per ottenere lo stesso montante finale di John?
Paul dovrebbe versare in media 200 euro al mese (solo 20 euro in più rispetto a John),George 330 euro al mese,mentre Ringo addirittura 640 euro al mese.
Ovviamente, per Ringo la strada è molto più in salita, avendo iniziato tardi, ma raggiungere John è ancora possibile: serve solo maggiore impegno e costanza.
Resistere al bisogno di cambiamento
C’è poi un ostacolo forse tra i più difficili da superare.
Magari ho colto una necessità, ne riconosco l’importanza per me e per la mia famiglia, ma poi mi blocco quando si tratta di cambiare interlocutore bancario.
Eppure, secondo una recente ricerca, ben il 74% dei clienti bancari a livello mondiale si dichiara insoddisfatto dell’esperienza legata ai servizi di monetica, e quindi potenzialmente a rischio di abbandono. Tuttavia, solo una piccola parte di queste persone passerà realmente all’azione.
Molti clienti affluent, in particolare nella fascia tra i 45 e i 55 anni, rimangono legati alla propria banca per abitudine, pigrizia o per una forma di “fedeltà relazionale” verso il gestore storico.
Questo atteggiamento rappresenta una pericolosa forma di procrastinazione: non rivedere regolarmente la propria situazione patrimoniale e gli strumenti utilizzati significa accettare inconsapevolmente inefficienze, costi nascosti e soluzioni non più allineate ai propri obiettivi.
“Mi fido del mio gestore, lo conosco da anni”
Ma intanto il gestore cambia ogni 2-3 anni, i prodotti offerti sono sempre gli stessi, e nessuno ti ha mai proposto una strategia globale o patrimoniale su misura.
“La mia banca mi ha sempre seguito bene”
Ma ottieni spesso un seguimento standardizzato, paghi commissioni di ingresso e performance ingiustificate e nessuno ti ha mai parlato di ottimizzazione fiscale.
“Cambiare è complicato / non ho tempo”
Si pensa sempre che per cambiare interlocutore finanziario sia un ostacolo insormontabile, ma spesso questa è un’altra idea preconcetta per giustificare l’inazione. In realtà cambiare banca anche con invstimenti e rapporti attivi è spesso più facile di ciò che pensiamo. Ne ho già parlato in un altro articolo che ti invito a visionare QUI
Rimandare la protezione a domani
Molte persone pensano alla protezione solo quando l’imprevisto è già successo. Ma a quel punto è troppo tardi.
Trascurare strumenti come polizze vita, long term care, assicurazioni sanitarie ma anche la semplice assicurazione sulla casa espone a rischi reali: una malattia improvvisa, una causa legale, un errore professionale o un evento personale possono mettere in crisi anni di lavoro e sacrifici.
Non si tratta solo di soldi: è la serenità tua e della tua famiglia ad essere in gioco.
Procrastinare queste decisioni spesso nasce dal pensiero “ci penserò più avanti” – ma la verità è che il momento giusto per proteggere ciò che hai costruito è quando stai bene e puoi scegliere con lucidità.
Aspettare il momento giusto per investire
L’errore più grande che si possa fare quando ci avviciniamo al mercato finanziario è pensare di poterlo prevedere.
Nulla di più sbagliato!
La verità è semplice: il mercato non è prevedibile, e quel momento perfetto… non arriverà mai.
Nel frattempo, il tempo passa. E con lui passano anche i progetti che avevi in mente: il piano per la pensione, la casa per un figlio, il sogno di lavorare meno o con più libertà.
Aspettare significa rimanere fermi, spesso con il denaro parcheggiato e senza una strategia. Il risultato sono occasioni perse nelle migliori ipotesi e progetti rimandati e mai realizzati nelle peggiori.
Investire non è questione di timing, ma di direzione.
Serve chiarezza sugli obiettivi e una strategia coerente che aiuti a realizzare nel tempo gli obiettivi della vita.
Conclusioni
Tutti gli esempi raccontati in questo articolo – dall’inflazione che erode il patrimonio alla previdenza rimandata, dalle promesse non mantenute per i figli alla resistenza al cambiamento – hanno un comune denominatore: la procrastinazione. Il tempo è il bene più prezioso che abbiamo, ed è anche il più sottovalutato.
Ogni scelta rimandata ha un costo, visibile o invisibile, che cresce con il passare degli anni. Eppure, molte delle scelte più importanti per il nostro futuro non richiedono grandi cifre iniziali, ma consapevolezza, coerenza e azione.
Iniziare oggi – anche con poco – fa una differenza enorme rispetto a iniziare domani.
La pianificazione patrimoniale, la protezione, la previdenza o un cambio di strategia bancaria non sono decisioni da lasciare in sospeso: sono strumenti per vivere con maggiore serenità, libertà e visione.
Non dobbiamo cercare il momento perfetto per agire, ma creare le condizioni per renderlo tale.