Gestione Attiva vs passiva e indicatori RAP

E’ innegabile che i fondi a gestione passiva stanno raccogliendo sempre più masse degli investitori, attratti dai minori cosi di gestione e da una loro apparente maggior capacità di produrre rendimento rispetto al rischio. Ma è davvero così? Vediamo nel dettaglio qualche indicatore di performance (RAP, o Risk Adjusted Performance) tipicamente usato per confrontare tra di loro i fondi.

Introduciamo l’indicatore β, il quale sta ad indicare, nell’ambito del Capital Asset Pricing Model (CAPM), la sensibilità di un titolo rispetto al rendimento del mercato in cui esso è quotato: se l’indicatore assume valore di 1, il titolo avrà oscillazioni di valore simili a quelle del mercato, mentre se assume valori >1, il titolo avrà oscillazioni maggiori, e pertanto sarà più volatile, e viceversa nel caso β<1.

Definito β, introduciamo un altro indicatore più pertinente per la valutazione dei fondi, il Beta bull/beta bear. Il Beta Bull (o Beta bear) misura la relazione del valore del fondo rispetto al suo benchmark di riferimento, nelle fasi in cui questo offre rendimenti positivi (beta bull) o negativi (beta bear). In buona sostanza, in una fase di mercato Bullish, un fondo che avrà un βbull >1, “catturerà” più rendimento del benchmark e, viceversa, in un mercato Bearish un fondo che avrà un βbear >1 offrirà una perdita superiore al suo riferimento.

Indicatore analogo è il Up Capture Ratio/Down Capture Ratio. Questo indicatore esprime il rapporto tra le performances settimanali del fondo rispetto al suo benchmark di riferimento in fasi bullish (Up capture) o bearish (Down-capture). Se nel primo caso fosse superiore a 1, il fondo otterrà prestazioni migliori del benchmark in fasi bullish, se fosse inferiore, il gestore avrà colto meno opportunità di rendimento rispetto al fondo.

Fig. 1 William Sharpe padre del CAPM e premio Nobel per l'economia 1990

Entrambi gli indicatori vanno considerati “a coppie”, poiché un fondo che abbia, ad esempio, un βbear di 1,20 (e quindi con una reattività peggiore del 20% rispetto al mercato in fase bearish) può non essere giudicato negativamente se il suo βbull sarà, poniamo, 1,5. Questo vorrà dire che il gestore del fondo avrà una politica molto attiva di selezione dei titoli e pertanto coglierà, è vero, più perdite rispetto al mercato in fase di discesa, ma ancora maggiori saranno le performances in un mercato bullish.

Ultimo indicatore, il più appropriato per valutare la bontà o meno di un fondo attivo, è l’Information Ratio (IR). Questo esprime semplicemente il rapporto tra l’extra rendimento ottenuto dal fondo rispetto al benchmark e il rischio aggiuntivo assunto dal gestore, rappresentato dalla Tracking Error Volatility (TEV). Tanto maggiore sarà l’indicatore (e maggiore di zero) tanto più il gestore avrà ottenuto extra rendimento con meno rischio rispetto al benchmark. Da sottolineare che l’indicatore IR già considera le performances dei fondi al netto dei costi di gestione.

 

Per poter selezionare il prodotto da inserire in portafoglio con accuratezza e in base al profilo di rischio dell’investitore, sarà opportuno andare a considerare tutti gli indicatori sin qui descritti nel loro insieme. Questo perché fondi con IR molto positivi potrebbero rappresentare per il cliente prodotti che hanno una dispersione dei rendimenti fin troppo elevata, ed allora sarà più opportuno valutare alternative con IR più basso ma con, ad esempio, βbear più contenuti per mitigare le perdite nelle fasi di discesa.

Andiamo quindi a considerare un mercato di riferimento e analizziamo gli Information Ratios. Per fare ciò mi sono avvalso della piattaforma Quantalys (versione libera).

Analizzando il mercato “Azionario Europa” (composto dall’insieme dei fondi retail, ad accumulazione dei proventi e in Euro) ho considerato gli IR a 1,3,5 e 10 anni maggiori di zero e ho rilevato le seguenti frequenze presenti in Tabella 1.

 

 

1 anno

3 anni

5 anni

10 anni

IR >0

24,57%

40,73%

29,50%

38,21%

 

Tab.1  % di fondi che presentano IR >0 negli orizzonti temporali

Mediamente un terzo dei fondi considerati riesce a battere il benchmark nei vari periodi analizzati. Non è quindi raro poter ottenere performances, al netto dei costi, superiori alle gestioni passive tramite un’attenta selezione dei prodotti a disposizione.

È ovviamente ottimale selezionare quei prodotti che non solo presentano un Information Ratio positivo per un solo dato orizzonte, ma che lo presentino persistentemente anche in altri orizzonti temporali, vale a dire quei prodotti che si trovano nel secondo quadrante del grafico che riporto di seguito:

 

Fig. 2 Distribuzione di frequenza degli IR a 1 e 5 anni

Infine, ho voluto verificare empiricamente la convinzione che la gestione passiva sia tanto più efficiente quanto più il mercato di riferimento sia liquido e vasto. Per fare ciò ho preso in considerazione altri due mercati azionari europei, ma meno ampi, quali l’Azionario Euro Small Cap e l’azionario Italia. Ancora una volta, ho considerato gli IRS’s e rilevato le seguenti frequenze:Come è evidente, la percentuale di fondi che battono il benchmark nei vari orizzonti temporali è sensibilmente più alta che nel caso considerato dell’azionario Europa, specialmente nell’azionario Italia, andando a confermare la tesi che la gestione passiva è tanto più efficace su un mercato estremamente liquido e ampio, mentre su mercati più ristretti le view dei gestori possono più frequentemente sovraperformare la gestione passiva.

  

1 anno

3 anni

5 anni

10 anni

Euro Small Cap

IR>0

35,90%

44,55%

34,69%

20,55%

AZ Italia

IR>0

73,53%

66,15%

66,67%

96,30%

Tab.2 % di fondi che presentano IR>0